Watamu Education Centre (Kenya)

Kenya. Costa Occidentale. Nel bush dell’entroterra a 6 km da Watamu, nella frazione di Mijomboni, inizia la sfida per la costruzione del Watamu Children Garden Educational Centre. Sfida perché progettare una scuola in Africa, seguirne i lavori e confrontarsi con abitudini e necessità differenti, sia umane sia progettuali, senza trasferirsi in loco è un grande azzardo. Allo stesso tempo una grande opportunità per confrontarsi con un mondo nuovo e con sé stessi dopo 30 anni di esperienza lavorativa in un contesto diverso.

La Onlus My Name is Help, ideatrice morale del progetto, mi ha coinvolto in questa iniziativa perfettamente integrata nel loro programma di aiuto e istruzione e nel luglio 2018 il cantiere è stato avviato.
Dare spazio alla mia creatività entro gli stretti limiti imposti dal governo kenyota per la costruzione di un edificio scolastico per bambini dai 2 ai 6 anni è stato stimolante, ma impegnativo, soprattutto per lo scarso budget a disposizione per materiali e personale addetto.

Come da accordi con la Onlus e con i maggiori finanziatori, si è deciso di assegnare i lavori a un Fundi locale e affidarsi a operai della zona e dei villaggi limitrofi e a piccoli artigiani, quali fabbri e falegnami, con lo scopo di coinvolgere la popolazione cercando di eliminare la diffidenza nei nostri confronti e creare un rapporto di fiducia che ha generato l’entusiasmo e la dedizione necessari per inaugurare gli edifici principali entro un anno dall’inizio dei lavori. Il 28 agosto 2019 si è realizzato un sogno, mio, della Onlus, ma spero soprattutto per tutti i bambini dei villaggi circostanti.

Nello studio del progetto ho tenuto conto in primis delle condizioni climatiche tipiche di questa zona, quali il sole intenso e le scarse zone d’ombre.

Ogni blocco è caratterizzato da un porticato, rivolto verso la corte centrale, che garantisce ombra all’interno delle aule, senza togliere la luce, che entra dalle numerose finestre presenti su entrambi i lati. Un altro grosso problema climatico da considerare è legato alla stagione delle piogge. Per arginarlo, gli edifici sono stati rialzati creando un vespaio in spaccato in pietra corallina, porosa, che consente una maggior drenaggio e garantisce un’ulteriore areazione sotto il pavimento contro l’umidità di risalita e il suo assorbimento da parte della muratura.
I materiali utilizzati sono prevalentemente autoctoni: pietra corallina, legno di Casuarina, foglie di palma. La struttura circolare del complesso deriva dall’osservazione dei villaggi locali e dei Masai, che distanziano le abitazioni per facilitare la circolazione dell’aria.
I porticati sono connessi tra loro da una passerella, soprelevata rispetto al terreno, che incornicia la piazza interna: qui si trovano il pozzo, la zona ludica per i bambini, attrezzata con altalene e giochi molto semplici, che, oltre a rappresentare lo spazio per la ricreazione, può essere sfruttata dai genitori in attesa della fine delle lezioni.

Gli edifici realizzati finora si suddividono in: gate d’ingresso con locale annesso per la guardiania; mensa con cucina e storage per le provviste, con all’esterno un barbecue in muratura, bagni e spogliatoi per lo staff; il blocco bagni per bambini, divisi in maschi e femmine, con il locale per i materiali scolastici; il blocco aule pp1 e pp2; il blocco nursery; il blocco direzione didattica, sala insegnati e ufficio della direttrice e sala per il colloquio con i genitori.

Questa esperienza è stata complessa ed emozionante. È stato difficile realizzare un progetto in un paese straniero senza essere presente in modo costante sul cantiere, difficile comunicare con il Fundi Salim, difficile per loro adeguarsi a me e per me adeguarmi alle loro tempistiche e tecniche costruttive, ma immensamente appagante! Immensa la soddisfazione di veder crescere un mio progetto in mezzo al bush africano, di vederlo crescere per mano di persone sconosciute, ma soprattutto averlo fatto per ricevere in cambio i sorrisi di tutti coloro che ne potranno usufruire.

All’inaugurazione, la felicità di Fanny Coffetti, presidente della Onlus, era palpabile e coinvolgente e la gioia che si leggeva sui visi dei genitori e degli abitanti dei villaggi circostanti, insieme allo sguardo contento dei bambini, è stata la cosa più emozionante capitatami negli ultimi anni.

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